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di tutte le luci era stato il segnale per l attacco degli altri thubani, che erano accorsi in
massa, protetti, oltre che dalle tenebre, anche dal dono di passare inosservati.
Gli assalitori avevano riportato un successo completo. Nella valle buia non si ve-
deva segno di difesa, ma quello che era più strano e che derivava dall uso della loro
principale arma, non si vedevano neppure i vincitori. Ero sicuro che ce ne fosse un
buon numero lì attorno, ma non riuscivo a vederli. D altra parte loro non potevano
vedere me.
Stavo appunto domandandomi come facessero quando volevano riconoscersi a vi-
cenda, allorché sentii di nuovo un fruscio accanto a me e venni afferrato per la mano.
Ero stato scoperto. Il thubano che mi aveva catturato si rese visibile grazie a una la-
stra inserita nel casco.
Mi divincolai, riuscii a liberarmi e mi misi a correre verso una delle piccole astro-
navi altariane che aveva superato l attacco senza riportare danni.
Ma, prima di arrivarci, mi scontrai con qualcun altro, e ruzzolai per terra. Feci per
rialzarmi, ma uno degli invisibili mi si buttò addosso per impedirmelo.
Nel corso della lotta vidi che avevo a che fare con due thubani, che portavano sulla
fronte la lastra riflettente, unico mezzo per annullare la presenza altrui.
Mi davo da fare per niente, perché per me era come lottare con due fantasmi. Loro
mi vedevano, ma io potevo scorgerli solo a tratti. Pochi minuti dopo fui rimesso in
piedi e trascinato verso l astronave ammiraglia da cui ero uscito poco prima. Attra-
verso la lastra dei loro caschi il viso giallognolo dei due thubani che mi tenevano pri-
gioniero era solcato da profonde rughe di stanchezza.
Saliti a boro, restammo a lungo nel compartimento stagno. Stavano pompando di
nuovo l aria nell interno dell astronave. Poco dopo si riaccesero anche le luci.
Le mie due guardie mi fecero percorrere il lungo corridoio e mi accompagnarono
in sala comando. Sulle prime credetti che non ci fosse nessuno, ma un momento dopo
sbarravo gli occhi stupito vedendo intorno a me dieci o dodici persone in piedi o se-
dute, intente a discutere.
Mi girai: una delle guardie aveva spostato una leva o una manopola inserita nella
zaino che portava sulle spalle. Aveva senza dubbio prodotto un flusso di corrente che
neutralizzava il dono di passare inosservati, e per questo ora potevo vedere distinta-
mente tutti gli altri ed essere visto. Si erano accorti di me nello stesso istante in cui io
mi ero accorto di loro.
Mi guardai intorno lentamente, poi chiesi: «L Prat?»
Uno dei presenti si alzò sorridendo e mi venne incontro. «Sono io» disse. «Sono
lieto di vedere che siete incolume.»
«Potevate anche avvisarmi di quello che stava per succedere» osservai, deciso
sempre a far credere di essere dalla loro parte.
«Mi spiace, ma era la nostra ultima occasione. Non ho avuto il tempo di avvertir-
vi.»
Annui e tornai a guardarmi attorno. Gli extraterrestri avevano tutti l aria esausta; si
capiva che avevano tenuto duro in mezzo a mille difficoltà, con scarsità di viveri e di
equipaggiamento. Per quanto sfiniti, però, avevano una grinta dura e decisa.
Dovevano essere i capi. Forse avevano pochi seguaci, comunque erano i vincitori.
L Prat si mise a parlare velocemente con alcuni suoi compagni, nella lingua che
avevo già sentito attraverso le registrazioni a bordo delle loro astronavi. Poi venne
verso di me, e io mi irrigidii vedendo che gli altri mi tenevano sotto la mira delle loro
armi.
«Sapete quello che abbiamo bisogno di conoscere» disse calmo L Prat. «Avete
portato il messaggio a destinazione, e ci auguriamo che siate disposto a consegnarce-
lo con le buone. In cambio, annulleremo la vibrazione che è stata inserita nel vostro
organismo, così potrete vivere a lungo, in tutta tranquillità.»
«Ah, si?» Dissi, con sarcasmo, «E dove? Qui, o sulla Terra?»
L Prat si strinse nelle spalle. «Non importa dove. Piuttosto, volete collaborare o
dobbiamo usare la forza, senza poi darvi alcuna ricompensa?»
Per un filo ero riuscito a scampare alla morte appena mezz ora prima, ed ecco che
mi trovavo un altra volta di fronte al pericolo. Però, questa gente poteva forse inter-
venire su di me senza farmi male, come aveva fatto il thubano sulla Terra. Se avessi
accettato senza protestare, avrei avuta salva la vita sulla Terra....Va bene, sarei torna-
to, pensavo ma poi? Cosa sarei stato? Una specie di favorito, o uno schiavo di con-
quistatori, o un collaborazionista detestato da tutti, uomini, donne e bambini?
Proprio nel momento in cui stavo cercando disperatamente il modo di autodistrug-
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